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ISSUE
427
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economiacircolare.com

Dal 2019 quattro governi in Italia hanno decretato otto rinvii per l’entrata in vigore della plastic e della sugar tax, cioè la leva fiscale prevista dall’UE per ridurre il monouso e incentivare un’alimentazione sana. Unionplast e Federalimentare ringraziano il governo Meloni "per non aver ceduto a pressioni ideologiche”.
“È prorogata al 31 dicembre 2026 la sterilizzazione della plastic e sugar tax”: con questa formula stringata e ambigua (la sterilizzazione è un termine tecnico e poco usato che si riferisce alla neutralizzazione dei contributi considerati penalizzanti) il governo Meloni rinvia per l’ennesima volta l’entrata in vigore di due provvedimenti che l’Unione Europea aveva immaginato per ridurre il monouso e incentivare un’alimentazione sana attraverso la leva fiscale.
Era il lontano 2019 e con la direttiva n. 2019/904 l’UE punta(va) a prevenire e ridurre l’impatto sull’ambiente di determinati prodotti in plastica. Come per ogni direttiva, l’applicazione spetta poi agli Stati membri. E dunque da sei anni in Italia l’applicazione di due nuove tasse viene continuamente rinviata: se non abbiamo fatto male i conti si tratta dell’ottavo rinvio, ad opera di quattro governi: Conte 1, Conte 2, Draghi e Meloni (che aveva decretato il suo primo posticipo a pochi giorni dall’insediamento, nel novembre 2022).
Questo ulteriore rinvio è stato sancito nel Consiglio dei Ministri n°145 del 14 ottobre, con il quale il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti ha illustrato il Documento programmatico di bilancio (DPB), cioè l’anticipazione della cosiddetta Finanziaria che, conformemente a quanto previsto dalla normativa, sarà trasmesso al Parlamento e alla Commissione europea. Una manovra risicata di appena 18 miliardi di euro e con la quale il governo Meloni ha scelto di non intervenire su una filiera, quella della plastica, che resta responsabile di uno dei maggiori inquinamenti grazie anche al costante ricorso al monouso (tramite produzione propria o importazione). Proprio, ed esclusivamente, su quest’ambito andrebbe a incidere la plastic tax, che si applicherebbe al consumo dei manufatti con singolo impiego, i cosiddetti Macsi, di cui abbiamo parlato più nel dettaglio.
Rinvio plastic tax? “Una decisione di buon senso”
Come era facile immaginare, alla notizia del rinvio della plastic e della sugar tax sono piovuti una serie di commenti entusiasti. “Il rinvio al 2027 della plastic tax è una decisione di buon senso e di responsabilità, che riconosce le difficoltà di un comparto strategico per il Paese e l’impegno concreto delle imprese nel percorso di transizione ecologica” ha dichiarato Massimo Centonze, presidente Unionplast, commentando il provvedimento contenuto nella manovra economica.
“Le nostre aziende – prosegue Centonze – sono in prima linea negli investimenti per l’innovazione e la sostenibilità: negli ultimi anni il settore ha destinato risorse significative al riciclo meccanico e chimico, alla riduzione degli imballaggi e all’utilizzo di materie prime seconde. Una tassa generalizzata sulla plastica vergine avrebbe colpito indiscriminatamente la filiera, penalizzando proprio chi investe per rendere più circolare l’economia”.
Adesso l’auspicio di Unionplast, anche questo visto e rivisto, è di una cancellazione definitiva della tassa e di misure strutturali per un comparto che vede impiegate più di 45mila persone. Di “ottima notizia per le imprese italiane e in particolare per il settore agroalimentare, ma anche per le famiglie italiane che non dovranno far fronte all’aumento di prezzo di numerosi beni di consumo”, parla Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare. Per aver rinviato ancora una volta l’applicazione della plastic tax e della sugar tax Mascarino dice grazie al governo “per non aver ceduto a pressioni di ordine ideologico e aver compreso come gli interessi delle imprese coincidano con quelli del Paese“.
Il presidente di Federalimentare , infine, sottolinea che “questa decisione non è opportuna solo per ragioni economiche ma anche perché si tratta di due tasse ingiuste la cui applicazione non migliorerebbe né la protezione dell’ambiente, né la salute dei consumatori”. Se non si può non essere d’accordo con l’arrivo di una nuova tassa che, al netto della sensibilità in aumento, si sarebbe riversata probabilmente sulla fetta di popolazione più povera, restano i dubbi sul fatto che un’applicazione fiscale del genere avrebbe invece potuto magari spingere le imprese che ricorrono al monouso a incentivare soluzioni realmente circolari, senza rincorrere al più banale e spietato greenwashing.
Anche perché la crisi del mondo del riciclo della plastica mostra che il mito del primato italiano nel riciclo deve fare i conti con la realtà. Nonché bisogna tener conto del fatto che è lo stesso mondo del riciclo della plastica a chiedere l’applicazione della plastic tax, per fare in modo che il materiale vergine costi più di quello riciclato e dunque si propenda per quest’ultimo. E, soprattutto, sarebbe auspicabile essere primi nei primi gradini della gerarchia dei rifiuti, cioè prevenzione e riutilizzo.
Andrea Turco
Foto: economiacircolare.com
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Rassegna del 24 Ottobre, 2025 |
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